07/07/2022
È uscito il nuovo libro del dr. Rocco Berloco:
Le matrioske dell'Anima nei labirinti della Dea, Gagliano Edizioni.
È un libro sulla magia dell’universo femminile e segue le strade dell’Anima, ma troppo spesso queste strade diventano labirinti, dove ci perdiamo, dove abbiamo smarrito i nostri Bisogni, dove non siamo più in grado di riconoscere la nostra Identità. E allora l’Anima non è più un Giardino, profumato, ordinato, colorato dove la Mente ha i suoi riferimenti, ma un Bosco, dove tutto è vegetazione rigogliosa, e dove Pan è signore incontrastato. E allora eccole le ninfe che fuggono al suo apparire e da questa epifania divina nasce il loro tomento, la loro paura, il panico, in una parola. Ma cos’è l’Anima di cui scrivo? La immagino come qualcosa di profondo, di invisibile, qualcosa di meravigliosamente plastico e magico, una forza rigeneratrice, una sacralità politeista che ci fa avvicinare al mondo greco-latino o degli Egizi. Non parlo dell’anima cristiana, ma di un’essenza primordiale che vive dentro ognuno di noi, di un motore immobile che unisce l’afflato umano e quello divino. Più o meno in tutte le culture c’è la credenza che il corpo sia abitato da spiriti, che penetrano all’interno nell’attimo del concepimento o di quello della nascita o in qualche momento particolare dell’esistenza e ne condizionino comportamenti e scelte. Alcuni popoli individuano queste presenze con gli spiriti degli antenati, altri come le divinità dei boschi, oggi parlerei con più contezza di batteri. A mio parere il posto dell’Anima potrebbe essere nell’intestino, e il microbiota connotarne le caratteristiche. Ma in questo libro seguo anche un’altra via, quello della Dea. Quella Dea che è presente in ogni donna, e in qualità di archetipo si modifica con il susseguirsi dei movimenti ormonali. Quindi Artemide, Afrodite, Era, Demetra ed Atena diventano topos endocrinologico di genere al quale legare un medicinale omeopatico che ne rappresenti l’Unicità. Si tratta questo di un ardito tentativo di identificare una sorta di omeo-endocrinologia degli archetipi per riuscire a portare nel qui ed ora, quella presenzialità dell’Età dell’Oro, che ogni donna ha smarrito nei labirinti dell’Anima. Questo libro è anche la storia delle tante Giulia, Paola, Roberta che in questi anni si sono sedute nel mio studio raccontandomi disagi e paure. È il loro viaggio nella notte dell’Anima, di quella che chiamano dipendenza affettiva, e che trasforma la Vita in un tunnel buio. È la ricerca della “Brava Bambina” che nascosta in qualche matrioska emozionale la fa essere come volevano i genitori, le convenzioni, la società, ma è anche un viaggio in quegli abusi e molestie di cui tutti sapevano ma nessuno parlava, protetti da un’ipocrita velo di Maya. Ed eccole Giulia & le Altre offese, umiliate, senza riuscire a ritrova le tracce della Dea, che si legano disperatamente al Narcisista di turno. Insieme abbiamo trovato una via, una soluzione, un percorso che è diventata una possibilità da raccontare anche a chi non sa che si può essere libere, che c’è sempre una strada polverosa e dissestata da percorrere, ma che porta diritto alla propria Unicità. Come la Dea sumera Innana compie un viaggio iniziatico spogliandosi delle credenze che appartengono al mondo terreno, abbandonando il suo cuore, i suoi sensi, la sua fertilità e le sue relazioni per cercare l’amato nel regno delle Ombre, come l’Albero perde le sue foglie nelle nebbie dell’Autunno della Vita, così racconto a Giulia & le Altre di lasciare andare, di permettere che il fiume scorra, di farsi bagnare dalle onde del mare, in una plastica simbiosi con l’acqua, di essere dolore nel dolore, paura nella paura, rabbia nella rabbia, e poi proprio come quell’Albero, si troveranno ad un tratto con il primo timido fiore, poi un altro e un altro ancora, perché ai ciliegi che fioriscono a Guizhou nessuno avvisa che è Primavera. Loro sanno solo che devono lasciare passare l’Autunno. Questo libro è anche una fotografia sulle credenze che media e social danno della Donna e la continua oggettivizzazione del corpo della Dea. Non c’è più sacralità nelle sue forme, non c’è più magia nei suoi movimenti, ma solo una parte che rappresenta un tutto, e così quella che in sanscrito era la “yoni”, ovvero il centro sessuale femminile, ovvero quel complesso mondo intimo e nascosto che rappresenta l’essenza, si trasforma in “vagina” dal latino vacuus: vuoto, e cioè il fodero, la guina, ciò che deve contenere la spada. Così la Grande Madre abdica a favore di un Dio Padre & Guerriero. Ma sullo sfondo racconto la storia di Elena di Sparta, il suo viaggio in Egitto, a T***a con Paride, il ritorno in Grecia, la sua leggenda, la sua forza, la sua immortale carica sensuale, di cui lei è artefice e vittima. E la dipingo là, dieci passi oltre il Mito, in quella terra di mezzo che sta tra Eros e Thanatos, tra Verità e Inganno, tra Sogno e Realtà, dove continuerà in eterno a catalizzare desiderio e disprezzo, il desiderio di ogni uomo che ha visto la sua candida carnagione e il disprezzo di ogni donna che ha visto il suo uomo morire per una storia che non gli apparteneva, perché in una donna accettiamo più il dolore che la bellezza. Ma Elena è la Bellezza, intesa come archetipo, come principio, come essenza. E se è vero quello che fa dire Dostoevskij al suo principe Myskin e cioè che la Bellezza salverà il mondo, che mondo sarebbe stato senza Elena?