Giuliana Mura

Giuliana Mura Libero professionista, correttore di bozze, creatore di contenuti digitali per editoria e web.

04/02/2025

Ho chiesto un parere su una traduzione che sto facendo a un ragazzo diplomato al linguistico.
Mi ha risposto che la traduzione è scorrevole e se fosse un libro originale andrebbe benissimo, ma l'autore non l'accetterà mai perché non è 'abbastanza letterale' e si 'discosta troppo dall'originale'.

Peccato che 'l'autore' sia io...

Allora ho chiesto a Miriam, che guarda solo programmi in inglese, se lo leggeva per darmi un parere, ma la sua risposta e stata 'quanto mi paghi?'

Non posso permettermi il tariffario di consulente di mia figlia che sta finendo la terza media, a quanto pare 😅😅

I miei pochi ma affezionati lettori mi chiedono quando scriverò il mio prossimo libro. Ci sto lavorando, ma ci sono molt...
02/02/2025

I miei pochi ma affezionati lettori mi chiedono quando scriverò il mio prossimo libro. Ci sto lavorando, ma ci sono molte cose da correggere e molte cose da decidere prima che sia finita la prima stesura, quindi non sarà sicuramente una cosa breve.
Probabilmente rimarrete delusi, il prossimo non è un romance ma un romanzo di fantascienza, non HSF, ma indubbiamente fantascienza.

Nell'attesa, che non sarà breve, vi lascio un racconto che ho pubblicato su Wattpad.
Grazie per la cortese attenzione.

________________

Il pilota si allineò alla superficie del pianeta, diminuì la potenza dei motori e l? astronave si posò sull’acqua con un gorgoglio, oscillando lievemente.
RE-105 era il pianeta più lontano da Zyphorax, la stella attorno a cui orbitava il loro mondo natale ed era il più promettente tra quelli che avevano visitato; un pianeta giovane, la cui sottile crosta presentava crepe da cui fuoriuscivano dense lingue di magma, che facevano ribollire le acque del suo oceano. Sismi continui scuotevano la sua Superficie. L’inclinazione del suo asse, il periodo di rotazione e la distanza dalla stella lo rendevano ideale per la vita.
Chiamò il dottor Talas, un tipo magro e dinoccolato, le cui scaglie dorsali si stavano schiarendo per via dell’età, virando verso un giallo dorato.
«Dottore, se volete sbarcare prima che faccia buio, dovreste iniziare a indossare le tute!»
«Un momento, un momento, giusto il tempo di tarare il drone. Varek, prepara tu le tute!» gridò il dottore al suo assistente.
Varek, sdraiato nella sua cuccetta si alzò e si diresse barcollando verso la sala sterile; estrasse le tute e iniziò a indossare la propria con movimenti lenti, ma una scossa più forte delle altre fece sobbalzare la nave. Cercò di inspirare, ma il suo stomaco si contrasse e un fiotto di liquido acido gli risalì dalla gola, rovesciandosi sul dorso del gu**to. Lo osservò imbambolato, senza trovare un morìdo per rimediare al disastro.
Il dottore entrò, fissandolo con espressione ostile.
«Spero tu sia pronto, non abbiamo molto tempo a disposizione.»
«Sì, dottor Talas.» Varek nascose il gu**to sporco di vomito dietro la schiena e aiutò il dottore a indossare la tuta; come sempre lui aprì il portellone e uscì
senza dire una parola, lasciandolo indietro. Varek lo seguì all’esterno, sospirando, ma una nuova scossa fece oscillare la piattaforma esplorativa. Sarebbe riuscito a rimanere in piedi se il dottore, per mantenere l’equilibrio, non l’avesse afferrato per il braccio; invece si rovesciò sulla schiena con un tonfo e un’onda lambì il gu**to contaminato, per poi ritirarsi nell’oceano. Varek emise un verso soffocato e fissò stralunato il gu**to, ora immacolato.
«Vuoi stare attento,» lo redarguì il dottore.
«Non sono il solo che dovrebbe stare attento,» borbottò Varek. Si rimise in piedi e alzò gli occhi verso il cielo solcato da nuvole di un grigio plumbeo.
Sull’enorme satellite del pianeta scorrevano fiumi di lava, era un’immagine davvero insolita. L’oceano rifletteva la volta celeste, assumendo un colore blu cupo.
Osservarono il drone che, dopo aver raccolto dei campioni d’acqua, si dirigeva verso il continente. Varek lo seguì con uno sguardo preoccupato.
«Cosa succederebbe se il pianeta venisse contaminato da materiale organico?» «Lo spettrometro ha confermato che l’ossigeno libero nell’atmosfera è praticamente assente.»
«Se una contaminazione aliena fosse davvero recente la strumentazione potrebbe non rivelarla...»
«Che assurdità! Che civiltà progredita sarebbe così stupida da contaminare un
pianeta vergine?!»
«Già, chi mai potrebbe essere così stupido.»
Varek si arrampicò sulla scaletta che conduceva all'astronave continuando a borbottare.

Quattro miliardi di anni dopo…

Tylara distolse lo sguardo dallo schermo. «Secondo le registrazioni lasciate dalla prima civiltà zyphoraxana, quattro miliardi di anni fa il pianeta era completamente sterile.»
«Le condizioni erano particolarmente favorevoli alla vita», le ricordò Nylora.
«Si sono evoluti da animali acquatici sino allo stadio pre-spaziale in meno di due milioni di anni: solo la panspermia potrebbe renderlo possibile.»
Galtrix scosse la testa. «Sarebbe risultata dai registri.»
«Sì, se fosse stata intenzionale.»
«Nessuno sarebbe stato tanto stupido da contaminare un pianeta per sbaglio», protestò Nylora.
Qorvax entrando nel laboratorio. «Zylox sta per effettuare le manovre di atterraggio. Pronti per il primo contatto?»
Nylora si avviò verso l'uscita. «Il traduttore è pronto, andiamo a conoscere questi terrestri!»
Erano atterrati in un’area erbosa nei pressi di un’antica città. Secondo le trasmissioni che erano riusciti a captare in quei giorni vi si sarebbe tenuto un grande raduno, sicuramente avrebbero trovato là risposta cercata.
Scesero dalla navetta e furono immediatamente raggiunti da un umano in uniforme.
Qorvax fece cenno di fermarsi, mentre il capitano avanzava verso il terrestre.
«Forse siamo stati fortunati.»
Galtrix sollevò una mano nel gesto interplanetario di saluto. «Salve terrestre!»
«Oh bimbi, ‘un fate tanto gli spiritosi. L'area è riservata alle automobili, se non spostate subito codesto camper vi fo’ la multa.»
«La multa? E cosa sarebbe?»
«Credo sia quello che si paga dopo aver violato una regola», azzardò Nylora.
«Chiedo scusa, ma siamo venuti per parlare con il vostro leader.»
«Ah, siete quelli di Gubbio, per il gemellaggio! 'un potevate dirlo subito? Il sindaco sta al palazzetto dello sport.» Indicò un caseggiato oltre lo spiazzo.
«La ringraziamo per la preziosa informazione.»
Galtrix chinò leggermente il capo in segno di rispetto e si avvicinarono al palazzetto, lasciando il terrestre ad osservarli perplesso.
«C’è una commemorazione», constatò Tylara ascoltando la musica che proveniva dall’edificio.
Zylox annuì. «Questo Uomo Ragno doveva essere molto rispettato.»
«Pare lo abbiano ucciso a causa di un certo Caffè, badate di stargli lontano», li
ammonì Nylora guardinga.
Raggiunsero l’edificio, dove un umano vestito con un lungo abito chiaro che portava al fianco quella che sembrava una strana arma luminosa instradava i nuovi arrivati.
«Ci scusi, dovremmo parlare con il sindaco», spiegò Galtrix.
«All'’ingresso principale è la porta al centro, sotto lo striscione blu.»
«La ringrazio.»
Raggiunsero lo striscione: Lucca Comico 1992, recitava, a caratteri cubitali. All’ingresso li accolse un umano con i capelli corvini pettinati a ciocche, che indossava una maglietta blu coperta da una canottiera arancione. Dai pantaloni, anche essi arancioni, spuntava una coda dal manto bruno.
QUorvax lo osservò perplesso. «Questo terrestre non ha perso la coda, deve soffrire di atavismo genetico.»
«Biglietti? »,
«Siamo venuti per parlare con il sindaco» spiegò per l’ennesima volta Galtrix.
«Siete i ragazzi di Gubbio, giusto?»
Nylora improvvisò «Sì, siamo noi.»
«Il sindaco vi aspettava per domani, comunque entrate pure.»
«Grazie.»
Entrarono nell’edificio, osservando smarriti la folla variegata che popolava la
manifestazione.
«Questi umani sono molto diversi da quelli che abbiamo visto nelle trasmissioni», osservò Zylox.
Quorvax puntò lo sguardo su un gruppo in uniformi colorate. Uno di loro aveva le orecchie a punta e sopracciglia dritte che salivano verso le tempie, un altro aveva la carnagione scura e una spessa cresta frontale, che continuava sino alla cima della testa. «Un altro equipaggio!»
Si avvicinarono al gruppo, speranzosi.
«Salve, sono Galtrix, comandante della seconda spedizione Zyphoraxana» si presentò. «Questo è il mio equipaggio: Quorvax, il nostro primo ufficiale; Zylox, il nostro pilota; Nylora, la nostra xenolinguista; Tylara, il nostro ufficiale scientifico.»
Il terrestre con le orecchie a punta fece un passo avanti, sollevò la mano destra aprendo le dita in un gesto a loro sconosciuto.
«Io sono il comandante S'Vrel. Loro sono il Capitano Brook, il tenente Soran e il
luogotenente G'Rath».
La ragazza in uniforme rossa sorrise. «De’, ragazzi! I vostri travestimenti sono davvero ganzi! Come avete applicato le scaglie? Sembrano vere!» Allungò la mano per toccare le scaglie di un verde brillante ai lati del collo di Tylara, che si irrigidì.
Nyla li osservò con espressione corrucciata. «Capitano, non penso che questo sia un vero equipaggio», sussurrò.
Galtrix sbatté la terza palpebra, deglutendo rumorosamente.
«Abbiamo intrapreso un lungo viaggio nello spazio per parlare con i capi dei terrestri. Ci è stato detto che il vostro leader, il sindaco, si trova in questo
edificio.»
«Ah, siete i ragazzi del gemellaggio!» esclamò il ragazzo con la cresta frontale. «Hey i ragazzi di Gubbio sono arrivati!»
Gli altri terrestri si avvicinarono curiosi.
«Wow! I Visitors! Un poco datato, ma di impatto!»
Un ragazzo osservò Qorvax ed emise un grido soffocato. «I rettiliani! Gli alieni sono tra noi, vi avevo avvertiti!»
«Ma finiscila!» esclamò una ragazza minuta, con una lunga tunica bianca e i capelli scuri raccolti a spirale ai lati della testa, guardandolo storto.
UN uomo snello dall'aspetto distinto si avvicinò al gruppo. «Cosa è tutto questo baccano? C’è qualche problema?»
«Signor sindaco, sono arrivati i ragazzi di Gubbio», spiegò il capitano Brook.
«Salve, signor sindaco. Sono il capitano Galtrix, portavoce dell’ultima civiltà zyphoraxana. Vengo in pace. La nostra stella sta per estinguersi: siamo qui per
chiedere l’autorizzazione per fondare una nuova colonia sulla Terra. Promettiamo una convivenza pacifica.»
Il sindaco sorrise indulgente.
«Ma certo. Sono sicuro che i ragazzi del gruppo teatrale saranno lieti di accogliervi tra loro.»
«Signor sindaco, ci sta dando la sua parola?»
«Potete fare domanda in qualsiasi momento, non c’era bisogno di inscenare una recita per essere ammessi. Comunque, invitate anche i vostri costumisti e i truccatori, sono davvero incredibili», concluse dando una pacca sul braccio a Galtrix, per poi andarsene.
«Missione compiuta?» chiese Qorvax dubbioso.
Galtrix annuì e tornarono a bordo.
«Abbiamo l’autorizzazione, dobbiamo solo integrarci.»
«Per integrarci si intende nasconderci», fece presente Nylora.
«Dopotutto, ci hanno scambiato per terrestri una volta, un poco di mimetismo e non si accorgeranno neppure di noi», approvò Tylara.
Il capitano avviò le comunicazioni.
«Galtrix a nave madre.»
«Qui nave madre. Esito della missione?»
«Abbiamo ottenuto il permesso di atterrare, ma non dobbiamo farci riconoscere.»
Gli strumenti tacquero per qualche secondo. «Accettabile. Ci prepariamo a sbarcare.»
Galtrix sospirò. L’era terrestre della decima civiltà Zyphoraxiana era iniziata.

FINE.

Lyra Astara, una giovane scienziata della Cintura degli asteroidi, è pronta a intraprendere il suo primo viaggio verso l...
30/01/2025

Lyra Astara, una giovane scienziata della Cintura degli asteroidi, è pronta a intraprendere il suo primo viaggio verso la Terra, dove si specializzerà nel prestigioso collegio cinturiano di Mojave.
La vita a Mojave con i suoi nuovi amici scorre tranquilla, tra lezioni e laboratori ma l'incontro con Saber, lo scostante fratello terrestre del suo migliore amico, metterà in discussione tutte le sue certezze.
Chi è Saber in realtà?
È il ragazzo premuroso che si prende silenziosamente cura di lei?
O quello irascibile che cerca in ogni modo di allontanarla?
Che pensieri nascondono i suoi magnetici occhi dorati?

Una storia romantica sul potere dell'amore di superare le barriere culturali e le insicurezze personali, e sull'importanza di seguire i propri sogni, affrontando le aspettative familiari e sociali.
L'amore può essere un viaggio complesso, ricco di dubbi e scelte difficili, ma anche di momenti di pura connessione e bellezza. La narrazione ci insegna che, nonostante le differenze, l'autenticità e la vulnerabilità possono unire le persone, rendendo ogni passo verso l'accettazione di sé e dell'altro un passo verso la felicità. Con uno sfondo di avventura spaziale e un pizzico di romanticismo, questo libro è un invito a credere nel potere dei legami umani e nel coraggio di affrontare l'ignoto.

08/01/2025

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