Myrddin-Merlino

Myrddin-Merlino I sogni spesso racchiudono i semi della realtà. Non puoi mai sapere quando metteranno radici e cominceranno a fiorire. Ricorda: sono il tuo bene più prezioso.

I sogni rendono la vita degna di essere vissuta, rappresentano il tuo futuro.

Festival Irlandese dii Roma, Fiera di Roma, programma di domenica 21 aprile 2024.
21/04/2024

Festival Irlandese dii Roma, Fiera di Roma, programma di domenica 21 aprile 2024.

Immagini di Boudica (o Buddica, o Boadicea 33 – 60/61 d.C.), è stata una regina della popolazione celtica degli Iceni,  ...
20/01/2024

Immagini di Boudica (o Buddica, o Boadicea 33 – 60/61 d.C.), è stata una regina della popolazione celtica degli Iceni, che viveva nella Britannia (Alba per i Celti) orientale. Guidò la più grande rivolta anti-romana delle tribù dell'isola,
Fu una Leggendaria Regina che Inflisse sconfitte terrificanti ai romani, prima di essere sbaragliata quando entri in azione Svetonio Paolino, generale e governatore della Britannia.
Fra il 60 e il 61, Svetonio attaccò l'isola di Mona (Anglesey) e fece un massacro nel luogo sacro della religione dei britanni, santuario dei Druidi e degli Dei che questi popoli di Britannia venerarono.
Boudica ne approfitto' per sollevare dalla parte opposta dell'isola una enorme rivolta che causò almeno 80.000 vittime romane.

«Boudicca era una donna molto alta e dall'aspetto terrificante.
Aveva gli occhi feroci e la voce aspra.
Le chiome fulve le ricadevano in gran massa sui fianchi.
Quanto all'abbigliamento, indossava invariabilmente una collana d'oro e una tunica variopinta.
Il tutto era ricoperto da uno spesso mantello fermato da una spilla.
Mentre parlava, teneva stretta una lancia che contribuiva a suscitare terrore in chiunque la guardasse.»
(Cassio Dione, Storia romana, 62, 2)

Secondo gli storici successivi la rivolta fu particolarmente pericolosa per i Romani:
«In re militari nihil omnino ausus Britanniam paene amisit. Nam duo sub eo nobilissima oppida capta illic atque eversa sunt.»
«Egli [Nerone] non intraprese nessuna conquista militare e la Britannia fu quasi completamente perduta. Sotto di lui due città molto famose [in Britannia] furono prese e distrutte [Londra e Colchester].»
(Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, VII, 14)








Alla ricerca dell’identità celtica: anche Golasecca nella docuserie “Triskelion”07/01/2024 redazione Malpensa24.itGOLASE...
09/01/2024

Alla ricerca dell’identità celtica: anche Golasecca nella docuserie “Triskelion”
07/01/2024 redazione Malpensa24.it

GOLASECCA – Se definire chi fossero i Celti di oltre duemila anni fa è una sfida per storici e archeologi, ancor più arduo è spiegare chi, oggi, rivendichi con orgoglio queste radici nella vita quotidiana. “Triskelion: l’identità celtica” è una docuserie in tre parti, attualmente in pre-produzione, che per la prima volta indagherà su cosa rappresenti oggi l’identità celtica, mostrando, attraverso costumi, tradizioni, cultura e spiritualità, le molteplici sfumature di questa eredità storica e culturale così difficile da definire.

Radici antiche, rilevanza nel presente e prospettive future
L’iconico triscele celtico, simbolo del ciclo continuo di passato, presente e futuro già nell’antichità, ispira anche la struttura di “Triskelion”: la docuserie si articola infatti in tre parti distinte dedicate a ciascuna epoca esplorando le radici antiche, la rilevanza nel presente e le prospettive future della cultura celtica. L’opera prenderà in considerazione sia elementi storico-scientifici che aspetti più “pop” di questa identità, facenti parte dell’immaginario collettivo, quali l’arte figurativa celtica, la passione per la musica e la danza celtiche o un certo tipo di spiritualità o di filosofia, analizzando come questi elementi contribuiscano oggi a mantenere per alcuni un senso di appartenenza che è allo stesso tempo così difficile da definire.
La serie si interroga quindi su chi possa definirsi celtico oggi, se è una questione di lingua, come saper parlare il gallese, l’irlandese o lo scozzese gaelico, magari anche il piemontese, il lombardo o il francoprovenzale, o se è qualcosa a che vedere con il proprio luogo di nascita oppure, ancora, se si fonda su specifiche caratteristiche genetiche, iscrivibili in base al dna di ciascuno. “Triskelion” cercherà di spiegare se l’identità celtica sia un sentimento diffuso o un qualcosa di raro ed elitario, se sia un concetto inclusivo o una definizione che mira a escludere, esaminando la connessione tra identità culturale, lingua, radici genetiche e origini geografiche.

Crowdfunding per un grande mosaico di voci e interpretazioni
Qual è la verità? Chi erano realmente i Celti? Quali sono le loro origini e quale è il loro posto nel mondo di oggi e del futuro? Cosa significa, nel ventunesimo secolo, identificarsi come Celti? Con l’obiettivo di trovare le risposte a queste domande Triskelion darà voce a un ampio spettro di persone, con contributi di storici, scienziati, psicologi e antropologi, così come testimonianze dirette di appassionati di cultura celtica, spaziando dalla musica, alla danza, le rievocazioni storiche, le lingue e forme di spiritualità.
Un grande mosaico di voci e interpretazioni che coinvolge anche esperti del mondo accademico, importanti artisti tra cui Alan Stivell (uno dei maggiori esponenti dell’arpa celtica in Bretagna e nel mondo), Martin Okasili (noto musicista afro-irlandese), Edoardo McKenna (linguista e musicista italo-scozzese, membro della band Brigata Folk), Luca Vullo (regista e artista poliedrico), la presentatrice della radio nazionale irlandese Ola Majekodunmi e tanti altri.
L’identificazione con un’eredità celtica in vari contesti attraversa le terre di Irlanda, Scozia e Galles estendendosi anche alla Bretagna, la Galizia, fino alla Val d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, il Friuli-Venezia Giulia e oltre. Proprio in questi territori si trovano le location che saranno esplorate dalla docuserie. Attualmente in una cruciale fase di sviluppo, questo progetto ambizioso e indipendente – che pure è oggetto di attenzione da vari broadcaster e piattaforme – si apre al contributo degli appassionati del settore, invitandoli a sostenere economicamente l’iniziativa.
https://www.videoplugger.com/triskelion-lidentita-celtica-campagna-di-crowdfunding/

Le location in programma
“Triskelion: l’identità celtica” è scritta da Emanuele Galloni, ceo della società di produzione e distribuzione indipendente Videoplugger in collaborazione con Luca Vullo; l’opera sarà prodotta da Videoplugger in collaborazione con Dearcán Media in Irlanda del Nord nel Regno Unito e altre società di produzione in vari Paesi che si stanno unendo al progetto.
La docuserie ha appena vinto il fondo sviluppo Ilbf dell’agenzia creativa Northern Ireland, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Cividale del Friuli e l’interesse di canali televisivi pubblici e privati così come di piattaforme on demand in Italia, in Scozia, in Irlanda, in Bretagna e in Galizia. Il progetto è sostenuto anche dalla rivista canadese Celtic Life International e dalla piattaforma MyCulture.plus e UAM.TV.
Tra le location attualmente oggetto di considerazione, soggette al budget finale di produzione ci sono Irlanda, Galles, Scozia, Cornovaglia, Isola di Man, Galizia, La Tene (Svizzera), Golasecca/Lombardia, Val D’Aosta, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige/SüdTirol, Austria e Germania.

Tratto da
https://www.malpensa24.it/golasecca-triskelion-identita-celtica-alla-ricerca-anche-nella-docuserie/


Re Artù e i Cavalieri della Tavola RotondaMerlino introduce Sir Galahad.Miniatura del XIV Secolo.Fonte Les Artes Au Moye...
07/01/2024

Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda
Merlino introduce Sir Galahad.
Miniatura del XIV Secolo.
Fonte
Les Artes Au Moyen Age, Paris 1873

King Arthur And The Knights Of The Round Table, After A 14Th Century Miniature. From Les Artes Au Moyen Age, Published Paris 1873







Bleff
22/12/2023

Bleff

Anon. played Anon. in a casual Bullet (2+1) game of chess. Anon. ran out of time after 24 moves. Click to replay, analyse, and discuss the game!

Sacro Solstizio d'Inverno.
22/12/2023

Sacro Solstizio d'Inverno.

28/10/2023

Sei mai stato a una Festa di Halloween diversa dal solito? 🎃
Ricordi la tua prima esperienza di Halloween? Conoscevi il suo nome Celtico Samhain o Samonios? Quando ero un ragazzino non era molto diffusa, al massimo ci si trovava con amici per mangiare una pizza e vedere qualche film horror!

🎃 Crescendo ho approfondito lo studio e la scoperta di tanti aspetti legati ai Celti e ho capito perché si, era bello festeggiare con gli amici, ma qualcosa ancora mancava. Così torna alla memoria il primo evento a cui ho partecipato legato a Halloween che mi ha veramente incuriosito, correva l'anno... non farmici pensare, è passato troppo tempo! Ma non dimentico l'atmosfera autunnale, allora fredda e nebbiosa, e la sensazione mista di mistero e fascino che provavo, quel lontano 31 ottobre. Cosa sarebbe accaduto?

🍂 Si svolgeva in un vecchio casale di collina immerso nella natura, c'erano molti "operatori" in discipline olistiche, esoteriche e alternative: astrologi, tarologi, divinatori, ecc. La gente si accalcava intorno ai tavoli, e curiosa di conoscere aspetti della propria vita e della propria anima si metteva in fila ad aspettare il proprio turno.

🎃 Finalmente mi trovavo in una festa diversa, e mi pareva quasi impossibile, dedicata alla spiritualità, all'invisibile, alle energie e alle forze naturali. Poi venne il momento della cerimonia degli Antenati, un momento toccante e intenso della Festa, che onorava chi non era più con noi. Il cuore dell'evento era quello: ritrovarsi tutti, vivi o apparentemente non più vivi, come preferisco dire!

🍂 Da allora, ho partecipato molte volte non solo come spettatore, ma come "operatore" per insegnare alle persone che oltre alla vita materiale, esiste anche una vita altrettanto importante: quella invisibile, spirituale, immateriale!

🎃 E tu sei mai stato a una Festa di Halloween diversa dal solito? Fammelo sapere nei commenti!

📌 Quest’anno mi trovi all'evento "Halloween con la Scuola di Entusiasmo", il 1 novembre a Parma. Cosa faremo? Solo cose terribilmente emozionanti, adatte a cuori impavidi, anime giocose e spiriti avventurosi. Vuoi saperne di più? Scrivimi per prenotare, i posti sono limitatissimi!

29/08/2023

So che vi aspettate di leggerlo, quindi ci togliamo subito il pensiero: OPPENHEIMER “È UNA BOMBA” 💣💥💥😂

Alzo bandiera bianca: mi accodo a tutti nell’essere entusiasta del nuovo lavoro di CHRISTOPHER NOLAN. E non lo dico da suo fan accanito, perché per quanto ami parecchio tanti suoi film, sono stato anche critico (molto!) nei confronti di altri, e posso dire che in genere il suo stile non è perfettamente aderente ai miei gusti.

Questo biopic sul fisico “inventore” della bomba atomica è certamente uno dei più belli mai visti al cinema, anni luce per me da lavori su profili “simili” come lo Stephen Hawking di “La teoria del tutto” o l’Alan Turing di “The imitation Game”.

Cosa fa Nolan di diverso da questi? Semplice: non usa il classico approccio narrativo da biopic, e non indugia su vicende biografiche meramente descrittive (benché interessanti).

All’inizio del film il protagonista, interpretato da un Cillian Murphy DA URLO, in un passaggio parla di come la teoria della relatività abbia sconvolto il mondo, ed influenzato il pensiero e gli studi filosofici, psicologici, sociologici, artistici; in queste sequenze si ferma anche ad osservare un quadro di Pablo Picasso, in cui gli elementi della donna dipinta, come da dettami del cubismo, benché reali sono messi scomposti sulla tela. Ecco, l’approccio di Nolan per il film è stato un po’ questo: ha scomposto la narrativa della storia dal punto di vista temporale, emozionale, concettuale, andando ad unire tutti i “pezzi” in maniera disordinata ma funzionale a trattare temi e a raccontare la storia.

Questa operazione, per nulla semplice, riesce a stare perfettamente in piedi grazie alla meravigliosa sceneggiatura scritta dallo stesso Nolan e ad un montaggio molto dinamico che tiene incollati allo schermo per tre ore filate senza far percepire un minimo momento “di stanca”. Si parla (e si parla PARECCHIO, questo è un film trainato dalle parole) di fisica, di questioni umane e politiche, senza cadere mai nel sentimentalismo spiccio, una caratteristica molto british che amo da sempre in Nolan.

Il profondissimo fulcro della vicenda è il terrore e il senso di colpa del fisico, e della scienza in genere, che se da un lato apre a nuove vie dall’altro apre anche ad applicazioni negative delle stesse. È il mito di Prometeo e di Frankenstein riproposto: portare il fuoco divino agli uomini (una nuova scienza) può portare allo stravolgimento del mondo e alla distruzione del suo fautore. Pensate alla responsabilità ENORME di creare un’arma definitiva contro i nazisti coi minuti contati sapendo che anche questi la stanno sviluppando; pensate alla responsabilità e alla consapevolezza di lavorare, così facendo, a qualcosa che distruggerà centinaia di migliaia di vite in un solo colpo e cambierà la storia del mondo. È il classico dilemma del “male necessario”, che si fonde in questo caso anche con la naturale aspirazione dell’uomo di diventare un dio, di sforzarsi per avere la conoscenza e il controllo di un potere quasi divino.

Robert Oppenheimer ha passato la vita tormentato da questi dilemmi morali, straziato tra il desiderio di superare i limiti conosciuti (che credo sia la base dello spirito scientifico) e la consapevolezza del male che si può creare, anche se giustificato qui dalla necessità di fermare la mostruosità nazista (che per lui, da ebreo, assumeva ulteriore valore). Il regista sottolinea questi stati d’animo con delle scelte stilistiche per me DA URLO, accompagnandolo in molte scene da “visioni” e distorsioni della realtà che immergono lo spettatore nelle sensazioni del protagonista.

Altro aspetto positivo è che il tema è comunque molto attuale, e questo fa del film non un mero racconto di vicende passate o la sola “vetrina” su una storia interessante, ma un’opera del nostro tempo e per il nostro tempo: sono passati quasi 80 anni dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki, ma siamo ancora immersi nel mondo del “deterrente nucleare”, in un mondo che potrebbe essere potenzialmente distrutto in pochi minuti con tutte le testate presenti oggi sul pianeta. E di questo enorme peso l’Oppenheimer descritto nel film era cosciente e ne era contemporaneamente vittima.

Trattandosi di un film di Nolan (cerco di chiudere questo commento perché altrimenti potrei andare avanti per ore a scriverne 😆) l’altro aspetto da considerare sono anche le scelte tecniche. Io non sono per nulla il cinefilo che, passatemi il termine, “si fa le pippe” pensando al rapporto utilizzato nella pellicola o a come è stato condotto il girato. Ma qui la differenza secondo me c’è ed è reale: sono andato a vedere il film in IMAX, e devo dirvi che l’apporto che il sonoro della sala ha dato al film è stato ENORME, ci sono scene in cui da spettatore “vibravo” con il film e con la poltrona, ho provato sensazioni fisiche indotte che a più riprese smuovevano anche l’emozione. Davvero chapeau, posso dire che solo Nolan mette questa attenzione a questi livelli su questi aspetti, da Oscar!

Idem anche per le musiche, per la seconda volta condotte da Ludwig Göransson (compositore svedese Oscar per Black Panther) che aveva già collaborato con Nolan per Tenet. Musiche onnipresenti e “tattili”, sia molto ambientali che melodiche.

Purtroppo invece ho visto il film doppiato, il che non mi ha fatto sicuramente apprezzare appieno le performance ENORMI che ho visto, sia brevi che lunghe, portate sullo schermo da altrettanti attori ENORMI, di cui mi limito qui a farvi solo una lista incompleta (e che lista signori miei!): Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Josh Hartnett, il premio Oscar Casey Affleck, il premio Oscar Rami Malek, Kenneth Branagh, Alden Ehrenreich, Dane DeHaan , Benny Safdie, Gustaf Skarsgård (sì, il “figlio di” e il “fratello di”…), Jack Quaid, e dulcis in fundo quel MOSTRO di Gary Oldman, che potrebbe stare sullo schermo mezzo secondo e sarebbe comunque il migliore di tutti.

Appena uscito dalla sala ho detto “non ho parole” (dopo tre ore di stupore!), ma vedo che a pensarci anche solo un po’ ne sono uscite a fiumi. Un film da vedere e rivedere!!! 😄

29/08/2023

Visto per caso (non lo avevo cercato) il film "Agora" diretto dallo spagnolo Alejandro Amenábar, interpretato da Rachel Weisz. (2009)

È la storia della vita e soprattutto della morte della filosofa Ipazia, fra le prime vittime, certo la più famosa e rimpianta, del cristianesimo - una volta sedicente "religione dell'amore"-, sempre più egemone. Fa impressione vedere una massa di cristiani, fanatici e invasati, fare scempio della biblioteca di Alessandria e uccidere la scienziata ("schifosa pagana") su incitazione del vescovo Cirillo, che legge dal pulpito la lettera di Paolo di Tarso a Timoteo dove parole di fuoco sono dette sulla donna: «La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull'uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo». (1Tm 2,11-12).

Grandi scene di massa, come nei vecchi peplum degli anni Sessanta, dialoghi serrati, fanatismo religioso contro ragione e scienza, fede contro filosofia. Ipazia cade (era il 415 d.C) sotto i colpi dei parabolani, che erano degli infermieri dediti alla cura dei malati ma all'occorrenza anche guardie del corpo del locale vescovo di Alessandria. Il fanatismo ama travestirsi sotto la coltre dei secoli. Il film non è una mera rievocazione, ha l'intenzione di gettare uno sguardo critico sui primi dissidi tra religione e scienza, seppur sullo sfondo purpureo e gemmato dell'Antichità, à la Flaubert dopotutto. Perché in fondo il primo autore di peplum di un certo spessore fu proprio lo scrittore normanno (con "Salammbô") che però guardava all'Antichità non per ristabilire una verità o per parteggiare con una nobile vittima della Storia, come in questo film, ma perché disgustato dalla propria epoca bête. Anche a me piccino, come a tanti altri negli anni Sessanta, piaceva vedere film di Ercole &Maciste: per sognare, per distrarmi, per impaesarmi in un Altrove, tra storia e Mito.

Il film ebbe scarsissima circolazione nelle sale italiane.

29/08/2023
STORIA DI MERLINOFonte:https://francesefacile.altervista.org/blog/storia-di-merlino/Merlino (o Mago Merlino) è un person...
22/06/2023

STORIA DI MERLINO
Fonte:
https://francesefacile.altervista.org/blog/storia-di-merlino/

Merlino (o Mago Merlino) è un personaggio fantastico molto popolare, co-protagonista di tutti i racconti e poemi sulla saga di Re Artù di Camelot (CICLO BRETONE).

In letteratura, il primo a narrare di Merlino (Merlin in inglese e in francese) fu l’autore gallese Goffredo di Monmouth nel suo capolavoro “Historia Regum Britanniae” (Storia dei re di Britannia) del 1136. Qui Merlino, come in tutti i successivi poemi della Chanson de Geste che raccontano di Artù, è una figura che si basa sui miti e sulle leggende della tradizione popolare.

La storia di Merlino venne narrata anche attraverso altri due poemi scritti da Goffredo: “Vita Merlini” (Vita di Merlino) del 1150 circa e “Prophetia Merlini” (La profezia di Merlino) di data imprecisata.

Nelle leggende popolari gallesi, da cui attinge Goffredo di Monmouth per costruire il suo personaggio, Merlino veniva chiamato “Myrddin Wyllt” (“Merlino il selvaggio”) e non era legato in alcun modo alla storia di Re Artù, anch’essa già conosciuta e tramandata oralmente. Il soprannome “il selvaggio” (in inglese moderno “wild”) è dovuto probabilmente al fatto che Myrddin era un veggente che viveva nella Caledonian Forest, lontano dalla civiltà. Per questa ragione, è conosciuto anche come “Merlinus Caledonensis” e “Merlinus Sylvestris”. Nell’iconografia medievale del tardo XII secolo, viene raffigurato come un druido, coperto di un manto blu con cui ancora oggi viene rappresentato nei libri e film fantasy.

Nella foto
Illustrazione di Merlino che detta le sue profezie allo scriba Blaise, da una miniatura di un manoscritto di Robert de Boron del XIII secolo.

A Goffredo di Monmouth spetta il merito non solo di aver reso noti i racconti su questa figura leggendaria, ma anche di avergli dato il nome attraverso cui è ricordato tutt’oggi (Merlino), nonché il ruolo di precettore e consigliere più fidato di Re Artù.

La sua storia, tuttavia, è ambientata in un tempo molto più remoto rispetto a quando furono scritti i poemi: il V secolo d.C., epoca in cui i Britanni (antichi abitanti dell’isola che da loro prende nome), unirono le proprie tribù sotto un’unica corona, che secondo la leggenda fu quella di re Artù di Camelot. Era tuttavia anche l’epoca in cui i Sassoni, sbarcati dalla Germania, combattevano ferocemente per prendere possesso della Britannia, distruggendo a poco a poco la cultura e le tradizioni indigene.

Secondo quanto narrato da Goffredo in “Vita Merlini”, Merlino era un guerriero bretone dotato del potere della chiaroveggenza, che un giorno decise di rifugiarsi nei boschi scozzesi dopo aver perduto la ragione combattendo i Sassoni. In suo soccorso venne San Kentigern (conosciuto anche come San Mungo, patrono di Glasgow), che lo convertì al cristianesimo riportandolo sulla retta via.

Attraverso la leggenda universalmente conosciuta, tratta dalla “Historia Regum Britanniae”, apprendiamo invece che Merlino era semi-mortale, vale a dire figlio di una donna mortale e di uno stregone (o addirittura demone) della città di Carmarthen, nel Galles. Secondo una versione più recente della storia, venne allevato dalla regina Mab dopo che sua madre morì di parto, sebbene questo dettaglio non sia presente nei poemi originali, poiché la regina Mab, conosciuta come la levatrice delle fate, è un personaggio inventato da Shakespeare nel dramma “Romeo & Juliet” della fine del XVI secolo.

Merlino, come suo padre, aveva il potere di predire il futuro e di fare magie, ma essendo per metà mortale poteva vivere solo nel mondo degli uomini e non in quello delle fate. Goffredo di Mornmouth ci narra come venne interrogato dal re di Britannia, Vortigern, per capire come mai il suo castello crollava sempre ogni volta che i suoi ingegneri tentavano di costruirlo sul monte Erir in Galles. Secondo Goffredo, Merlino fu scelto da Vortigern perché nato senza padre, il che, secondo gli indovini reali, era il segno propizio che solo lui avrebbe potuto fermare il crollo del castello donando il suo sangue.

Merlino riferì invece al re che il castello crollava sempre perché sotto le fondamenta erano nascosti due draghi, uno bianco e uno rosso, che combattevano fra di loro causando un terremoto. Con questa metafora, il mago si riferiva al fatto che i due legittimi eredi al trono, Uther e Ambrosius (in altre versioni chiamato “Aurelius”), tramavano nell’ombra per riprendersi la corona che Vortigern aveva usurpato uccidendo il loro padre e il loro fratello maggiore. Secondo un’altra interpretazione, i due draghi rappresentavano i Britanni (il popolo indigeno) e i Sassoni (il popolo invasore) continuamente in conflitto tra loro, che impedivano al regno di prosperare nella pace.

Merlino predisse poi che Vortigern sarebbe stato ucciso da uno dei draghi, cioè o dai Britanni o dai Sassoni; e infatti proprio per mano di Ambrosius, della tribù dei Britanni, cadde rovinosamente l’usurpatore, non prima di aver sferrato a sua volta un colpo mortale al nemico.

Il personaggio di Ambrosius si ispira ad Ambrosius Aurelius, leggendario re del V secolo d.C. che sconfisse i Sassoni nella battaglia del monte Badon. Nella storia di Goffredo, una volta periti sia lui che Vortigern (si dice che Ambrosius venne seppellito da Merlino a Stonehenge, nello Wiltshire), il legittimo sovrano divenne Uther (soprannominato “Pendragon” come suo fratello), che altri non era che il padre di Artù, bambino destinato a governare sulla Britannia e sulla mitica Camelot, città fortificata comandata da ideali di giustizia, libertà e uguaglianza.

Sempre secondo la letteratura gallese, Merlino si occupò di crescere ed educare Artù finché non fosse divenuto pronto a salire al trono. La consacrazione di Artù a re di Britannia avvenne attraverso l’estrazione dalla roccia della spada Excalibur, donata a Merlino dalla Dama del Lago sua innamorata.

Le vicende di Merlino entrarono poi a far parte anche del patrimonio letterario francese, è non solo inglese, quando seppero ispirare il troviero Robert de Boron nello scrivere il poema “Merlini” alla fine del XII secolo. Il poema è in parte andato perduto, e a noi oggi rimane solo la “Suite de Merlin” del 1240.

Boron, a differenza di Goffredo, ci narra anche della morte di Merlino: imprigionato per sempre in una roccia dalla Dama del Lago chiamata Viviane (oppure Vivien o Nimue), la stessa che gli aveva donato la mitica spada Excalibur e che, sempre secondo la letteratura francese, allevò il cavaliere Lancillotto.



CHRÉTIEN de Troyesdi Nicola Zingarelli - Enciclopedia Italiana (1931)CHRÉTIEN (Chrestien) de Troyes [1135-1190]Poeta fra...
20/06/2023

CHRÉTIEN de Troyes
di Nicola Zingarelli - Enciclopedia Italiana (1931)
CHRÉTIEN (Chrestien) de Troyes [1135-1190]
Poeta francese del sec. XII. Una sola volta egli si nomina con l'aggiunta della patria, Troyes, nella Champagne, nel romanzo Erec et Enide, considerato come primo della serie dei suoi romanzi bretoni, per i quali ottenne meritamente una fama grandissima e diede origine a una copiosa letteratura, non solo in Francia. Egli è anche conosciuto come uno dei trouvères, per canzoni d'amore, pe*****te dal medesimo spirito signorile, raffinato, dei trovadori dell'amore fino, o nobile: il sapere e il valore strettamente congiunto con l'amore costituiscono il suo mondo ideale, la perfezione della società umana, la cavalleria. La cultura classica è attestata dai numerosi richiami che egli fa a Virgilio, a Stazio e ad Ovidio, del quale ha preso e ritenuto la maniera tutte le volte che analizza i fenomeni dell'amore. Egli dichiara che il suo Lancelot o Roman de la charrete, gli è stato suggerito dalla contessa di Champagne, che è Maria, figlia di Luigi VII e di Eleonora di Poitiers, andata sposa a Enrico I conte di Champagne dal 1164, morta il 1198 dopo 17 anni di vedovanza. Un altro ne scrisse per il conte Filippo di Fiandra, che prese la Croce il 1188 e morì in Acri tre anni dopo. Da queste relazioni risultano anche all'ingrosso i limiti di tempo in cui va posta la sua produzione, e niente altro si può arguire di sicuro: il fiore starebbe durante la signoria di Enrico I, dovendosi riferire ad anni anteriori al 1173 la prima menzione del romanzo di Tristano, che precede opere di altri dello stesso argomento. Iniziando il Cligès egli si annunzia come autore di opere precedenti, ricordando di aver tradotto Ovidio in versi, cioè l'Ars Amandi e i Remedia amoris, e di avere rifatto dalle Metamorfosi la storia di Pelope e la favola di Procne; ma nulla ci è pervenuto, perché il poemetto della Philomene col nome di Crestiens li Gois ormai è definitivamente dimostrato non suo. Né si riesce ad appurare se veramente componesse un Ovide moralisé. Intanto da quella dichiarazione risulta primo fra i suoi romanzi Erec et Enide, poi il Tristan e ultimo il Cligès.

Sono tutti in ottonarî (corrispondenti ai nostri novenarî), rimati a due a due, e della stessa mole, poco meno di 7 mila versi, eccetto il Guillaume d'Angleterre, che ne couta la metà, e il Graal che raggiunge i 10 mila. Non doveva esserci nulla di più delizioso per i lettori del suo tempo, e anche i moderni sentono il piacere di quella fresca vena, facile e abbondante e di quella sottile psicologia. Le ricerche intorno alle origini, ossia le fonti, di quei componimenti sono state infinite e complicatissime, toccando anche le traduzioni celtiche, oltreché indagando a quali libri il poeta si riferisca quando pare alludere, per es., a romanzi greci d'avventura.

Erec et Enide: è la storia di due giovani sposatisi per amore, dopo essersi veduti una volta sola, e che si dànno prove scambievoli di amore e di virtù quasi sovrumane. La storia prende le mosse dalla bizzarria del re che vuol ristabilire l'usanza annessa alla caccia del cervo bianco. Erec è un cavaliere valoroso, ma per l'amore della sua Enide trascura le imprese militari, tanto che ella sente quasi colpa di averlo così distratto e si lascia sfuggire tra veglia e sonno il rimpianto per lui. Ma Erec quando ha saputo il vero, l'obbliga a seguirlo, anzi a cavalcare innanzi a lui per luoghi pieni di pericoli, senza mai rivolgergli la parola. E in questo pellegrinaggio avventuroso ella non si può tenere di avvisarlo nei brutti incontri, ed egli sempre la redarguisce, con parole di disprezzo, per lei che gli diventa sempre più devota e affettuosa. Qualche barone tenta la sua onestà, ma per suo danno; e continue prove ha Erec di questa lealtà e devozione incrollabile. Una volta egli cade mortalmente ferito e pare morto, e sul suo feretro un potente insiste con minacce perché ella consenta a sposarlo; ma Enide reagisce con tutte le forze mentre si strazia nella sua desolazione; e allora il morto risuscita e fanno la pace. Non si sa che cosa ammirare più, se il valore dell'uno o l'umiltà devota dell'altra.

Il Tristano è perduto; ma i racconti pervenutici da altra parte dànno non pochi indizî di derivare da esso; tutta la principale azione fondata sopra il fato, che è un concetto estraneo alla letteratura medievale, si spiega soltanto per gli studî classici di C.; e ad altri elementi secondarî (cfr. N. Zingarelli, Studi Medievali, n. s., I) va aggiunto che il ravvicinamento del Morholt col Minotauro si conferma nell'invenzione del palazzo segreto di Cligès, corrispondente al labirinto di Creta.

Non minor successo del Tristano ebbe il romanzo di Cligès dove una prima parte si colloca alla corte di Artù: da Soredamors, damigella della regina, e da Alixandre, principe greco venuto a impararvi cavalleria, che fa meravigliose opere di valore e si acquista così onori grandi e la mano della damigella, nacque il meraviglioso fanciullo Cligès. Morto l'imperatore di Costantinopoli, padre di Alixandre, questi accorrendo con la moglie e il figlioletto per prendervi la successione trova suo fratello Alexis che se n'era impadronito; e vengono a un accordo che il fratello avrebbe goduto il titolo e gli onori e Alixandre esercitato il governo, a patto che Alexis non prendesse moglie e il trono fosse serbato a Cligès. Morto Alixandre, il patto non fu mantenuto, e Alexis richiese in moglie la figliola dell'imperatore di Germania, Fenice, e l'ottenne, sebbene già promessa al duca di Sassonia, a patto che andasse egli stesso a prendersela con un esercito per resistere alle minacce di costui. Alle nozze fu presente Cligès, poco più che trilustre: e Fenice e Cligès s'innamorarono subito, e crebbe l'amore per le prove di valore che l'adolescente diede contro il duca di Sassonia, fino a salvarla da dodici baroni che l'avevano rapita per lui. Fenice dal canto suo consentì a sposare Alexis perché la sua balia, una tessala esperta nelle arti magiche e nella farmacia, le promise di dare a bere al consorte una pozione per la quale ella sarebbe rimasta vergine e il consorte sarebbe stato pago di goderla in sogno. Fenice protesta di non voler seguire l'esempio di Isotta; il suo corpo e il suo cuore devono appartenere a uno solo: ella conserva la sua onestà, mentre Cligès va alla corte di Artù, e vince in un torneo, nientemeno, Lancillotto e Perceval. Quando si conobbe chi era, ebbe accoglienze grandiose; e dopo un anno tornò a Costantinopoli, dove avvenne tra i due la dichiarazione di amore, bellissima. Ma Fenice non vuol perder più tempo, e con l'aiuto della balia e dell'architetto ingegnoso si stabilisce che lei si sarebbe finta morta, per farsi poi condurre dalla sepoltura a quella specie di labirinto. Tutto andava bene; e mentre si piangeva dal popolo per quella morte così immatura, capitarono tre medici di Salerno, i quali, accortisi che il cuore batteva, s'impegnarono di risuscitarla; ma né le lusinghe né le percosse e le torture valsero a riscuotere Fenice che tutto sentiva; finché il popolo sdegnato per quei supplizî irruppe e gettò i medici dalla finestra. Nel labirinto vivevano felici i due giovani; ma scoperti, trovarono scampo nella fuga, tanto che Alexis morì di rabbia ed essi tornarono trionfanti a occupare il trono paterno. È veramente da credere che Chr. facesse un Controtristano in questo romanzo d'amore che aborre dall'incesto, e in cui si ricorre ai beveraggi e alla fida balia, e si raffigura il re meritevole dell'inganno: anche la scena della sorpresa degli amanti nel giardino si ritrova nel Tristan di Thomas.

Il romanzo di Ivain ou le chevalier au lion prende le mosse dalla leggendaria fontana di Broceliande nella Bretagna, dove chi versasse dell'acqua faceva scatenare una fierissima tempesta; e il signore del castello accorreva per farla cessare, sfidando a battaglia l'importuno, che raramente usciva salvo dalle sue mani. Raccontato questo alla corte di Artù, Ivano si propose di andare a vendicare su quel signore un malcapitato, e trovò davvero un fortissimo avversario; ma egli riusci a ferirlo mortalmente, e inseguendolo entrò nel suo castello e vi rimase prigione, mentre il popolo si levava a tumulto per vendicare la morte del signore. Lo salvò una damigella, savia e di molto garbo, Lunetta, che riuscì a convincere la vedovella Laudina di perdonargli e prenderlo come marito, essendosi egli intanto molto innamorato di lei; è questa la parte più bella del romanzo. Artù con la corte vengono in cerca di Ivano e lietissimi dell'avventura finita così bene rimangono nel castello molto festeggiati; ma Galvano persuade Ivano a tornare per poco alla corte per provarsi in alcuni tornei; la dama consente, ma impone di non rimanervi più di un anno e otto giorni, e gli dà un anello come talismano. Sennonché Ivano dimentica la moglie, e questa gli manda una messaggera a ripigliarsi l'anello e a vietargli di ritornare. Ivano impazzisce dal dolore, e partito dalla corte si riduce a viver tra le fiere nei boschi; finché una dama impietosita non gli manda un farmaco risanatore. Allora comincia per il rinsavito una serie di avventure, prima quella della liberazione di un leone assalito da un serpente, onde la gratitudine del leone che lo seguiva dappertutto e lo difendeva, e il nome di cavaliere del leone, col quale egli si faceva chiamare; ebbe così occasione di salvare dal rogo la buona Lunetta, accusata di aver tradito la sua signora Laudina: e tutte queste opere di valore che riescono sempre in soccorso di deboli e oppressi sono la sua riabilitazione, finché gli accade di tornare sconosciuto alla corte di Artù e combattere contro Galvano in un giudizio di Dio; ma i due amicissimi dopo un duello durato un giorno si riconobbero; e composta la lite dal re, questi decise di ricondurre Ivano alla fontana di Broceliande, mentre Lunetta trovò modo di rappaciare gli sposi.

Nel romanzo di Ivain si accenna due volte a uno scompiglio nella corte di Artù, per la prigionia in cui è tenuta la regina da un barone: e questo forma il principio del Lancelot o Roman de la charrete, uno dei romanzi più celebrati. Quel barone Meleagant che tiene prigionieri molti della corte, ha preso anche la regina, Ginevra, dopo aver ferito Kei che la difendeva; e a liberarla accorse Galvano, e per conto proprio Lancelot per l'amore che le porta. Il poeta si è proposto di descrivere questa colpevole passione come una vera e propria religione con le sue virtù divine, dalle quali Lancelot attinge forza sovrumana e può dispregiare il mondo. Egli sfida il dileggio del volgo e sostiene pericoli tremendi, finché arriva al castello dove ella è rinchiusa; e comincia dal consentire a salire sulla carretta dell'infamia, sol perché un nano che la guidava gli ha dichiarato essere questa la condizione per veder la regina. Eppure quando è riuscito a incutere rispetto a Meleagant, che ha risparmiato per un riguardo a lei, è tuttavia accolto freddamente, e solo più tardi riesce a intenderne la cagione: egli aveva esitato per un momento, prima di salire su quella carretta. Questa dama è più fiera di Laudine, diversa perciò dalle umili spose degli altri romanzi; tanto deve ricevere di omaggio quanto ha dato del suo onore. Questa ardita concezione di un amore illecito, che supera in nobiltà ogni amore purissimo, ebbe un successo enorme. Il romanzo interrotto, non si sa perché, fu continuato da Godefroi de Leigni, che mena tutto a lieto fine con l'uccisione di Meleagant.

Il Perceval o Conte du Graal è religioso e mistico, pieno di misteri e allegorie non facili: pare muova dall'idea di presentare un'indole cavalleresca per predestinazione in un fanciullo che la madre ha voluto nutrire in una selva perché non conoscesse mai armi, avendo perduto in uno stesso giorno in combattimento il marito e due figlioli; ma è bastato al fanciullo vedere passare dei cavalieri, perché egli si volesse separare dalla madre e recare alla corte di re Artù: la madre gli dà il viatico di alcuni consigli e muore vedendolo partire. Egli ne porta il ricordo e il rimorso sempre nel cuore, e con ingenuità osserva i comandamenti: che sono di servire donne e donzelle, e per ricompensa voler solo un bacio e qualche ricordo, tener relazione con persone valorose, saper il nome di colui con cui s'accompagna, adorare Dio in chiesa. Vestito da villano arriva dal re, che gli propone un'impresa per guadagnarsi la veste di cavaliere. Perceval si veste, mentre una donzella che non doveva rider mai finché non fosse apparso il più valoroso cavaliere, ride per la prima volta. Partito di lì l'eroe, va a visitare il savio Gonemant, che gli pone il cingolo cavalleresco e gli consiglia di non uccidere i vinti e non parlar troppo. Ospitato da Blancheflor, nipote di Gonemant, la soccorre contro un nemico, ne ottiene l'amore, ma la lascia per rivedere la madre. Così nel corso delle sue avventure, l'eroe conosce il Re Pescatore, che su di un canotto lo fa passare dall'altra parte di un fiume e l'ospita in un castello, ove assiste a una misteriosa apparizione - la processione del santo Graal e di una lancia - ignaro della grazia di cui è favorito, e il giorno dopo tutto sparisce, ed egli comincia una serie di peregrinazioni e misteriosi incontri. Gli è necessario riacquistare quella grazia e intanto compie famosi atti di valore mentre Artù e la sua corte si mettono in cerca di lui. In quaresima va a confessarsi da un eremita, e rivede in lui il Re Pescatore che era suo zio, e da venti anni si nutriva di un'ostia. Dopo, unitosi con Galvano, cerca di ritrovare il castello del santo Graal: sono infatti i più degni di esservi ammessi, per purità di cuore e senso di giustizia. Cosi nacquero i romanzi del Graal e la Table ronde.

Del minore Conte de Guillaume d'Angleterre, privo di legame con la corte di Artù, si è molto dubitato che non appartenga a Chr.: è un complesso di intricate avventure a lieto fine, di un re e una regina piissimi, che abbandonano il regno per la grazia ottenuta di una coppia di gemelli; e ridottisi in una selva li perdono, e poi dopo svariati e dolorosi accidenti si ricongiungono tutti nella loro reggia; sicché è un racconto che esorta all'ubbidienza verso i voleri divini e alla rassegnazione.

Edizioni: di W. Förster, Cligĕs, Halle 1884, 2ª ed., ivi 1889; Erec und Enide, Halle 1896, 2ª ed., ivi 1909; Der Löwenritter (Yvain), Halle 1913; Perceval le Gallois, a cura di Ch. Potvin, Parigi 1867; Karrenritter (Lancelot), Halle 1899; Yvain, 3ª ed., Halle 1906; Cligĕs, 3ª ed., Halle 1910; Wilhelm von England (Guillaume d'Angleterre), Halle 1911; brani del Conte de la charrete, in Poesia cortese in lingua d'oïl, a cura di C. De Lollis, Roma 1920; Erec et Enide, trad. di M. Lot-Borodine, Parigi 1924 (Poèmes et récits de la vieille France, a cura di A. Jeanroy).

Bibl.: W. L. Holland, C. von T., Tubinga 1854; G. Paris, Le roman de la charrette, in Romania, X, XII, XVI, Parigi 1880 segg.; G. Paris, in Histoire littéraire de la France, XXIX, Parigi 1888; A. Nutt, Studies on the Legend of the Holy Grail, Londra 1888; H. e A. Suchier e A. Birch-Hirschfeld, in Gesch. der französ. Lit., Lipsia 1900; G. Paris, La litt. franç. au Moyen Âge, 3ª ed., Parigi 1905; Chrestien's von Troyes, Conte du Graal, a cura di G. Baist, ed. privata 1912; W. Förster, Kristian von Troyes, Halle 1914; G. Gröber, Grundriss der rom. Philologie, II, Strasburgo 1902. - Sul Tristano: ed. di Thomas a cura di J. Bédier, Parigi 1903-1905; W. Golther, Tristan und Isolde, Lipsia 1907.

Parsifal
Graal
Chrétien de Troyes.

Fonte
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://www.treccani.it/enciclopedia/chretien-de-troyes_%2528Enciclopedia-Italiana%2529/&ved=2ahUKEwjNqN6P4tH_AhW0nf0HHWTxCJQQFnoECBcQAQ&usg=AOvVaw0E3SyMbDcsWdcgB6MJ34tM

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