31/07/2024
come Orban "Due rapporti mescolati ad arte per diffondere urbi et orbi lo stesso messaggio: dietro alle critiche dell’Ue sullo stato dell’informazione in Italia ci sono le testate nemiche della premier. Un fact checking
Il dossier della commissione Ue e il repot di “Media freedom rapid response”. Due rapporti mescolati ad arte per diffondere urbi et orbi lo stesso messaggio: dietro alle critiche dell’Unione europea sullo stato dell’informazione in Italia ci sono le testate nemiche della premier. Una fake news bella e buona alimentata da Meloni stessa e dai quotidiani di destra come il Giornale e Libero. Un ‘caso di scuola’ di disinformazione e manipolazione che vale la pena ripercorrere.
Confusa o in malafede, certo è che Giorgia Meloni da Pechino ha messo nel mirino la stampa non allineata al governo, a partire da Repubblica. Lo ha fatto per mettere una toppa a due falle: i rilievi Ue sui diritti in Italia a partire dalla libertà di stampa, e le critiche suscitate dalla lettera difensiva mandata a von der Leyen, che si è rivelata un boomerang per la sua irritualità.
Ecco le parole della premier: “La lettera che io ho inviato non è una risposta alla Commissione europea o a un momento di frizione con la Commissione europea, è una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l'obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione europea”. Meloni entra nel merito del Rapporto 2024 sullo Stato di diritto in Italia: "La Commissione europea riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto quotidiano, Repubblica...”.
Ma è così? in realtà ripercorrendo le quasi 50 pagine di rapporto della Commissione non c’è nessun riferimento diretto alle testate citate dalla premier. A meno che non si voglia considerare un’emanazione delle stesse, la Federazione europea dei giornalisti (che riunisce sindacati e associazioni di giornalisti in tutto il mondo) tra le organizzazione incontrate dagli inviati di Bruxelles.
Nelle stesse ore in cui dalla Cina arrivava l’attacco della premier, su il Giornale usciva il pezzo titolato “I giornalisti anti-Meloni dietro il report europeo”. Una vera e propria lista di proscrizione che comprende 6 colleghi in una lista di 36 persone a rappresentare gli stakeholder, i cosiddetti portatori di interesse. Inoltre il pezzo de il Giornale non parla – come sembrerebbe, a prima vista – del rapporto della Commissione (diffuso mercoledì scorso) ma dell’ultimo report molto critico di Media Freedom Rapid Response (diffuso lunedì).
Libero fa di più, mette in connessione diretta i due rapporti in un pezzo che tira in ballo nel titolo un “cronista di Repubblica (Matteo Pucciarelli, ndr) fonte del dossier Ue anti-Giorgia”. Una forzatura evidente che contiene anche delle inesattezze.
A essere precisi, il nome di “Media Freedom Rapid Response” nel report della Commissione c’è, ma fa riferimento a una “missione urgente a Roma per un'azione di sensibilizzazione sul problema della libertà dei media in Italia” organizzata nel 2024. Sostenere che questo passaggio diventa fonte privilegiata di un rapporto che cita molte altre organizzazioni – dall’Ordine dei giornalisti italiani alla Rai ad altre strutture internazionali – è decisamente esagerato."
Due rapporti mescolati ad arte per diffondere urbi et orbi lo stesso messaggio: dietro alle critiche dell’Ue sullo stato dell’informazione in Italia ci sono le…