The Vatican Files

The Vatican Files Documentazione sulla storia diplomatica e sulla politica estera della Santa Sede

20/03/2024

Dialogo tra la mitica Suor Paola, laziale inossidabile, e il mio Parroco:

Suor Paola - "Te ssei d'aa Roma"
Parroco - "Sì, ma io t'ho salutato solo a titolo de clero".

(SIPARIO)

Anticipazione sul numero odierno di  "Avvenire" della conferenza di presentazione del mio libro, prevista a Roma domani.
14/03/2024

Anticipazione sul numero odierno di "Avvenire" della conferenza di presentazione del mio libro, prevista a Roma domani.

Oggi si replica.RaiStoria, ore 9,05; ore 14,10. Canale 54 del Digitale terrestre.
03/03/2024

Oggi si replica.
RaiStoria, ore 9,05; ore 14,10. Canale 54 del Digitale terrestre.

Ho riflettuto a lungo ma poi ho pensato fosse il caso di rispondere al quotidiano britannico "The Guardian", che lo scor...
02/03/2024

Ho riflettuto a lungo ma poi ho pensato fosse il caso di rispondere al quotidiano britannico "The Guardian", che lo scorso 13 febbraio ha pubblicato un articolo sul bombardamento di Montecassino, tirando fuori l'inedita teoria secondo cui forse la celebre Abbazia si sarebbe potuta salvare se Pio XII non avesse "taciuto".
Il tutto, stando al giornale, sarebbe avvalorato dall'ennesima scoperta archivistica fatta negli archivi vaticani.

Oggi, ottant'anni fa, il bombardamento alleato di Montecassino.Il mio articolo sul numero odierno dell'Osservatore Roman...
15/02/2024

Oggi, ottant'anni fa, il bombardamento alleato di Montecassino.
Il mio articolo sul numero odierno dell'Osservatore Romano.

"Sono sicuro che qualcuno capirà".Queste parole di Sami Modiano, pronunciate nel corso di un'intervista rilasciata a Fel...
26/01/2024

"Sono sicuro che qualcuno capirà".

Queste parole di Sami Modiano, pronunciate nel corso di un'intervista rilasciata a Felicita Pistilli lo scorso ottobre, saranno l'ispirazione della prossima Giornata formativa sulla Memoria della Shoah, organizzata dall'Ufficio Scolastico Regionale con la Prefettura di Campobasso, con l'Università degli Studi del Molise e con il Conservatorio "Lorenzo Perosi" di Campobasso.

Saranno con noi Piero Damosso, gli Alunni I.I.S.S. del "Majorana" di termoni (reduci da un incontro-dibattito con Tullio Foà), Sami Modiano e Rosy Tucci, sorella di quel Giovanni Tucci deportato a Toruń (Polonia), al quale la Città di Campobasso, lo scorso 10 settembre 2023. ha dedicato una pietra d'inciampo.

Ci siamo. Un'altra fatica trova il suo compimento."Cattolici in soccorso di Ebrei" analizza il caso dei "Due Palatucci" ...
25/01/2024

Ci siamo. Un'altra fatica trova il suo compimento.
"Cattolici in soccorso di Ebrei" analizza il caso dei "Due Palatucci" (Giovanni e lo zio Giuseppe Maria, vescovo di Campagna).
Giovanni, com'è noto, è stato nominato "Giusto tra le Nazioni" per aver salvato molti ebrei.
Qualcuno saprà che una decina di anni or sono una "commissione di studio" a guida americana riscrisse questa storia, concludendo che, lungi dall'esser Giusto, Giovanni Palatucci fu un entusiasta collaboratore dei nazifascisti.
Credo che le quasi cento pagine del mio saggio contenuto in questo libro siano la definitiva smentita a questa tesi.

ESSERE PIETRO ORLANDI. LE NUOVE “VERITÀ” SUL CASO DI EMANUELAMi chiedo se Pietro Orlandi si renda conto delle cose che d...
19/01/2024

ESSERE PIETRO ORLANDI. LE NUOVE “VERITÀ” SUL CASO DI EMANUELA

Mi chiedo se Pietro Orlandi si renda conto delle cose che dichiara e delle stupidaggini di cui si fa veicolo. Perché, se vai in giro avallando dichiarazioni gravissime e poi aggiungi come fonte il solito «me l’ha detto tizio o caio», senza scampoli né stracci di prove, beh allora hai proprio perso il senso della misura e anche della dismisura.

Qualche mese fa Pietro Orlandi aveva attaccato Papa Wojtyla, Giovanni Paolo II, dichiarando in diretta tv: «Usciva la sera con due monsignori, e certo non per benedire le case». Fuori cifra, secondo Pietro Orlandi la sera Wojtyla andava a donne. La fonte “sicura”? Uno sgherro della banda della Magliana. Della serie: me l’ha detto Er Fogna.

L’altro ieri Pietro Orlandi si è prodotto in una performance pressoché identica, stavolta tirando in ballo il cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato di Papa Wojtyla dal 1979 al 1990. La fonte sicura di Pietro Orlandi? Un religioso arrestato per legami con la sacra corona unita e per traffico in opere d'arte. Ecco il suo nuovo racconto.
«Lui mi ha detto che ci sono cose gravi e poi anche cose che fanno sorridere. Allora io gli ho chiesto: cosa? E lui: "Ti racconto questa...c'è un cardinale molto importante, soprattutto all'epoca, hai capito di chi parlo, veniva subito dopo il Papa”. Si riferiva a Casaroli. Mi ha detto che si faceva portare da due o tre massoni che aveva sempre attorno tre o quattro ragazzine sui 12-13 anni, consenzienti...si faceva dare le mutandine, e faceva da solo... poi gli dava qualche soldino e loro contente se ne andavano... non le toccava... erano ragazzine che andava a prendere in certi ambienti, zingarelle...».
La “fonte” di Pietro Orlandi? Stavolta un monsignore con acclarati legami con la sacra corona unita. Della serie: me l’ha detto Er Chiavica.
Ci sarebbe da chiedersi chi frequenta Pietro Orlandi: testimoni malviventi che restano nell’anonimato; già per questo inaffidabili, oltre per svariati immaginabili motivi.

Ora. Perché queste nuove “verità” di Pietro Orlandi non sono mai emerse in oltre quarant’anni di carte processuali? Perché non se ne trova traccia nelle carte di Casaroli? Ovvio: non leggeremo mai, in queste carte, di dodicenni rom senza mutandine; ma state sicuri che, ci fossero elementi anche solo analogici o allusivi, un buon analista saprebbe tirarli fuori e, con essi, la verità.
Dimenticavo: Pietro Orlandi lo sa? Le carte Casaroli sono liberamente consultabili e interamente digitalizzate, da ben otto anni. Peraltro, in queste carte ci sono flussi di lettere tra Casaroli e giovani e giovanissimi che lui aiutava, con alcuni dei quali sarebbe rimasto sempre in contatto, anche quando misero su famiglia. Perché Pietro Orlandi non si degna di andare a guardare queste carte e raccontarci che cosa dicono? Come si comportava Casaroli con questi giovani? Quale ricordo costoro conservavano di “don Agostino”?
By the way: Casaroli girò il mondo, e in alcuni casi si trattenne all’estero anche per molto tempo. Se notizie come quelle veicolate da Pietro Orlandi fossero state vere, ne avremmo sicuramente trovato traccia anche nelle lunghe missioni di Casaroli all’estero: per esempio nei Paesi latino-americani (ricordo che era anche ottimo amico di Fidel Castro, che non mancava di fargli recapitare assai spesso eccellenti sigari in scatole di legno pregiato).

A questo punto delle cose, direi che Pietro Orlandi si è spinto troppo oltre, e non sarebbe irragionevole attendersi che la famiglia Casaroli gli chieda conto in sede giudiziaria delle notizie che va diffondendo senza accertarne la fondatezza, producendo un ulteriore inquinamento di una storia inquinata fin dall’inizio, per il modo di procedere di coloro che in quarant’anni, a vario titolo, si sono occupati del caso della povera Emanuela.

10/01/2024
17/12/2023

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE SULLA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE

«Nella mattinata di oggi, 16 dicembre, il cardinale Pietro Parolin ha incontrato Sua Eccellenza la Signora Enas Sayed Mohamed Aly Mekkawy, delegata della Lega degli Stati arabi, accompagnata dai seguenti ambasciatori: le Loro Eccellenze i Signori Issa Kassissieh, ambasciatore della Palestina; Farid El Khazen, ambasciatore del Libano; Rahman Farhan Abdullah Alaameri, ambasciatore dell’Iraq; Mahmoud Talaat, ambasciatore della Repubblica Araba d’Egitto. Ne dà notizia un comunicato della Sala stampa della Santa Sede, informando che durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, il segretario di Stato ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per la situazione in Israele e in Palestina e ha ribadito: l’appello più volte espresso del Santo Padre Francesco per il cessate il fuoco; l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza; la nota posizione circa l’urgente necessità di raggiungere la completa attuazione della soluzione dei due Stati e di uno statuto speciale, internazionalmente garantito, per la città di Gerusalemme, per una pace duratura nella regione».

IL CARDINAL BECCIU CONDATTATO DAL TRIBUNALE VATICANOIl Cardinal Becciu è stato condannato per peculato dal Tribunale Vat...
16/12/2023

IL CARDINAL BECCIU CONDATTATO DAL TRIBUNALE VATICANO

Il Cardinal Becciu è stato condannato per peculato dal Tribunale Vaticano, presieduto da Giuseppe Pignatone, a cinque anni e sei mesi di reclusione, con interdizione perpetua dei pubblici uffici e 8000 Euro di multa, nell’ambito del processo (svoltosi nella sala polifunzionale dei Musei Vaticani) per l’impropria gestione dei fondi della Segreteria di Stato, culminata nella compravendita di un importante palazzo nella londinese Sloane Avenue.
Come ha rilevato Andrea Tornielli, in Vaticano «la via della trasparenza è stata iniziata con coraggio già da Benedetto XVI e portata avanti con determinazione dalle riforme di Francesco», lasciando che «la giustizia seguisse il suo corso ordinario e istituzionale»; e ciò «nel pieno rispetto delle garanzie per gli imputati», ma anche garantendo che i magistrati lavorassero «con piena indipendenza sulla base delle prove documentali e delle testimonianze ascoltate, non su teorie preconfezionate»; e lasciando «un ampio spazio al dibattimento».
Tra i condannati ci sono anche il molisano Gianluigi Torzi (il broker che rilevò da altro broker le quote dell'immobile londinese per conto della Segreteria di Stato), a 6 anni di reclusione e 6000 euro di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; e Cecilia Marogna, l’«esperta» di intelligence e di relazioni internazionali vaticane, la cui società, la Logsic Humanitarne Dejavnosti D.O.O. pagherà una multa pari a 40 mila euro.

Tutti i particolari in cronaca sui giornali di domani.

28/06/2022
DAVID KERTZER E IL "SUO" PIO XII. UNA REPLICA A CORRADO AUGIASDall’analisi dell’ultimo volume di David I. Kertzer, Il Pa...
28/06/2022

DAVID KERTZER E IL "SUO" PIO XII.
UNA REPLICA A CORRADO AUGIAS

Dall’analisi dell’ultimo volume di David I. Kertzer, Il Papa in guerra, da noi pubblicata sull' "Osservatore romano" (20 giugno 2022) è nato un interessante dibattito, con interventi su “Avvenire” e con una lunga replica dello stesso Premio Pulitzer sulle pagine del quotidiano “La Repubblica”. A ciò ha fatto seguito una nostra controreplica cortesemente ospitata dallo stesso giornale; seguita a ruota da un intervento di Corrado Augias (sempre su “La Repubblica”, il 26 giugno). Non ripeteremo quanto già detto sull’ “Osservatore”, al cui articolo del 20 giugno rimandiamo. Ci preme invece puntualizzare alcuni aspetti del nascente dibattito.

Innanzitutto, tale dibattito si svolge senza aggettivazioni dei protagonisti. Chi scrive è cattolico, mentre il professor Kertzer è ebreo. L’appartenenza religiosa non fa testo ai fini di un dibattito storiografico. Kertzer scrive e parla da accademico, non da ebreo. Chi scrive espone la sua analisi da accademico, non da cattolico.
Chiarito ciò, siamo grati a Corrado Augias per aver egli parlato di una «buona polemica» condotta «in buona fede da entrambe le parti, con ragionevoli argomenti». Senonché, poco oltre, nel suo interessante intervento Augias scrive che mentre noi ci siamo proposti di «difendere l’azione di Pio XII analizzando singole frasi o parole», invece Kertzer ha proposto «una visione complessiva sul comportamento di Pacelli in quegli anni orribili». Per chiarire il suo pensiero, Augias scrive: «Lo storico Napolitano ricorda che in un verbale vaticano figura la frase “La Santa Sede non deve essere messa nella necessità di protestare. Qualora la Santa Sede fosse obbligata a farlo, si affiderebbe, per le conseguenze alla Divina Provvidenza”». Chiamare in causa la Divina Provvidenza in quel tragico momento, osserva Augias, «francamente appare insufficiente».

La frase sulla possibile protesta vaticana non è in un verbale qualsiasi. Quel verbale è datato 16 ottobre 1943 ed è la registrazione del drammatico colloquio tra il Segretario di Stato Maglione e l’ambasciatore tedesco in Vaticano, von Weizsäcker (sulla cui figura tanto ci sarebbe da dire). Kertzer cita quel verbale a lungo nel suo libro; per poi saltare, guarda caso, proprio la frase sulla prospettata protesta papale. Kertzer la omette e va direttamente alla chiusa del documento.

La frase da noi citata non è quindi avulsa da un contesto. E il contesto è il seguente: l’ambasciatore tedesco aveva invitato il Vaticano a non creare problemi, dato che gli ordini di deportare gli ebrei romani venivano da molto in alto, ossia da Hi**er. Maglione gli rispose che se la razzia non avesse avuto fine, la Santa Sede avrebbe protestato affidandosi alla Divina Provvidenza per le conseguenze. Quali conseguenze? Un’invasione nazista del Vaticano? Un rapimento del Papa? Una nuova Avignone? Non lo sappiamo. Ma certamente la protesta rimase una delle opzioni vaticane. Kertzer questo non lo dice; né dice che lo stesso rappresentante inglese Osborne, scrivendo a Londra il 31 ottobre 1943, confermò proprio l’esistenza di una protesta vaticana per la feroce razzia del 16 ottobre precedente.

Veniamo ora a quella che Augias definisce «la mancata difesa dei cattolici polacchi» da parte di Pio XII. Com’è noto, i polacchi furono vittima di un’aggressione congiunta russo-tedesca per effetto del protocollo segreto del patto Ribbentrop-Molotov. Sulla prima enciclica di Pio XII, la Summi Pontificatus, ci siamo già dilungati nel nostro articolo del 20 giugno scorso. Che essa fosse un atto di solidarietà verso la Polonia oppressa lo attesta il governo britannico: l’enciclica di Pio XII «può essere considerata come veramente soddisfacente» si legge nel verbale del Gabinetto di Guerra britannico del 30 ottobre 1939; questo perché «Sua Santità ha espresso profonda simpatia con tutti gli oppressi, specialmente con i polacchi». Un dispaccio diramato il giorno prima dall’agenzia di stampa nazista DNB, riferisce invece la vera posizione dei «circoli competenti tedeschi»: «Una cosa non dev’essere dimenticata: la simpatia del Pontefice per la Polonia. Non sorprende quindi che il Papa abbia espresso fraterna compassione per i polacchi. Non c’è dubbio, però, che avrebbe fatto buona impressione se il Papa avesse rivolto il suo pensiero non soltanto ai polacchi, ma anche a quelle migliaia di tedeschi, tra cui migliaia di cattolici, uomini e donne, bambini e anziani, massacrati dai polacchi nella maniera più raccapricciante». Queste non sono frasi pescate a caso, ma rappresentano un contesto generale: quello della solidarietà del papa verso i polacchi. Ecco perché i nazisti falsificarono la versione dell’enciclica diffusa in Polonia. La Summi Pontificatus «interpolata est loco Polonia, “Germania”»; ossia si sostituì la parola “Polonia” con “Germania” e si fecero varie altre omissioni. Le parole papali furono alterate dai nazisti «ut solum de militibus hitlerianis et natione germanica opressa intelligatur». Ossia: affinché in Polonia si capisse che la prima enciclica di Pio XII esaltava solo e soltanto il valore dei soldati tedeschi, ed era solidale solo con «la nazione germanica oppressa». Tutti questi dati erano ricavabili dagli archivi e anche da quelli vaticani aperti nel 2020; ma nel libro di Kertzer non ve n’è traccia.

Un altro elemento non può sfuggire al dibattito. Corrado Augias lo ha posto in rilievo in uno stilema classico: «Il Papa non volle levare pubblicamente quella protesta, quel grido, che forse avrebbe limitato l’orrore; in compenso permise che, in silenzio, si prestasse qualche soccorso». Rileviamo l’avverbio «forse» e l’aggettivo indefinito «qualche». Il «forse», letteralmente, significa che non c’è alcuna certezza che un grido di dolore da Piazza San Pietro avrebbe fermato Hi**er. Attribuire ai papi del Novecento i poteri dei re taumaturghi medievali, come se la “Dea Ragione” non fosse mai scesa sulle menti e sulle società umane, svilendo ben prima del Novecento il valore della parola papale nelle società secolarizzate, è ricorrere a un’astrazione. Hi**er si sarebbe fermato? Sarebbe andato “a Canossa” guidando un processo di resipiscenza collettiva dei tedeschi e dei loro alleati solo in virtù di un «grido» dalla loggia di Piazza San Pietro? Quasi sicuramente no. I tragici effetti della protesta collettiva dei vescovi olandesi (aumento esponenziale delle deportazioni dai Paesi Bassi) possono essere ormai documentati e sono alla base della decisione di Pio XII di usare, dopo quei fatti, il maggior riserbo possibile.

Un altro aspetto va chiarito. Per potersi muovere in sinergia con altri, il Vaticano doveva comportarsi da entità internazionale i cui atti avevano effetti politici e giuridici. Una rete di soccorso attuata da organizzazioni e da Paesi neutri richiedeva uniformità di condotta. La Croce Rossa Internazionale poteva esprimere da Ginevra una protesta plateale? I documenti dicono di no. E lo stesso dicasi per varie altre istituzioni coinvolte nelle operazioni di salvataggio degli ebrei europei. Se si fossero volute salvare vite umane (tema drammaticamente a noi coevo), l’atteggiamento ideale avrebbe dovuto essere un «silenzio operativo» condito di riserbo e di segreto.

Ciò conduce alla questione dei numeri e al «qualche soccorso» ipotizzato da Augias. Se le carte rese disponibili online per volere di Papa Francesco sono una miniera preziosa per studiare cosa si tentò di fare di concreto, dalle carte di Yad Vashem di Gerusalemme abbiamo una prima stima sul numero degli «ebrei rifugiati nelle zone extraterritoriali del Vaticano» e in altre sedi: sarebbero stati 4715 gli ebrei cui si diede soccorso a ridosso del 16 ottobre 1943. Le altre carte vaticane potranno contribuire a ulteriori chiarimenti; ma il capitolo dei soccorsi non ammette riduzionismi di sorta.

Il nostro articolo all’origine del dibattito conteneva rilievi critici che restano quindi tuttora in piedi: nelle problematiche, nelle domande e nelle obiezioni mosse al professor Kertzer. Ricordava alcuni anni fa Andrea Riccardi che per tanto tempo gli storici avevano atteso l’apertura degli archivi vaticani su Benedetto XV, “il papa in guerra” nel 1914-18; salvo poi disertare quegli archivi e restar ancorati a vecchie interpretazioni. Gli storici devono stare attenti a non commettere lo stesso errore con Pio XII, il secondo “papa in guerra” del Novecento.

28/06/2022

Indirizzo

Pedemonte, Viganello
Lugano

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